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2022 – I sopravvissuti

Il futuro raccontato al cinema.

In un futuro fin troppo lontano la Terra è sovrappopolata e super inquinata. A New York la gente è ridotta a vagare per strada e dormire in auto, le chiese sono gli unici luoghi pubblici nei quali riunirsi e chiedere conforto e assistenza e il violento governo dittatoriale, che favorisce e incentiva il suicidio assistito, distribuisce viveri insufficienti sotto forma di barrette energetiche ricavate, a suo dire, dal plancton oceanico. Solo una ridotta élite di benestanti può godere di una vita agiata, vivere in confortevoli appartamenti, mangiare carne, frutta e verdura – ormai rarissime e costosissime – così come avere acqua corrente in casa. 
Il detective Thorn vive in una misera catapecchia col suo vecchio amico Sol Roth che lo aiuta nelle indagini. Qualcuno ha assassinato William Simonson, uno dei capi della Soylent, la società che produce le barrette di cui sopra, denominate appunto Soylent green, che è anche il titolo originale di 2022 – I sopravvissuti 
Uscita nel 1973, la pellicola vantava come protagonisti il premio Oscar Charlton Heston e, nella sua ultima interpretazione (morirà poco dopo la fine delle riprese) la vecchia gloria Edward G. Robinson, nella parte dell’anziano collaboratore testimone del mondo prima catastrofe, tanto da essere incapace di rassegnarsi al triste destino che è toccato all’umanità. Thorn ha subodorato qualcosa di strano e, contro la volontà stessa dei suoi superiori, decide di proseguire le indagini, ma ciò gli costerà la vita Purtroppo prima di morire scoprirà che la sostanza energetica suddetta ha in realtà come elemento base non proprio il plancton, ma un orribile ingrediente che non rivelerò per non rovinare la sorpresa a chi non ha mai visto questo godibilissimo film di genere, ancora – anzi, oggi più che mai – spaventosamente attuale. 
Heston, a metà carriera e prima di darsi alle soap opera, si concesse un pugno di film fantascientifici tra i quali vale la pena di ricordare, oltre ovviamente a quello di cui stiamo parlando, il cult Il pianeta delle scimmie, un paio di suoi sequel e 1975: occhi bianchi sul pianeta terra, tutti prodotti di ottima fattura. Colpiscono qui in particolare la buona resa delle atmosfere apocalittiche e la cura profusa nell’apparato scenografico. Ottima anche la direzione degli attori, opera di quel Richard Fleischer che diresse altri due classici della fantascienza cinematografica come il disneyano 20000 leghe sotto i mari e Viaggio allucinante con la sexy-icona Raquel Welch.