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Agnello e peccati…

L’agnello non rappresenta certo un mistero; diverso è per la sua etimologia, ovvero l’origine del suo nome. Se ne sono fatte molte supposizioni, tra origini latine e greche: creatura che non ha ancora generato, quindi

L’agnello non rappresenta certo un mistero; diverso è per la sua etimologia, ovvero l’origine del suo nome. Se ne sono fatte molte supposizioni, tra origini latine e greche: creatura che non ha ancora generato, quindi pura come un’ostia, oppure animale che si conduce al pascolo, o ancora messaggero…

Di certo c’è il suo profondo significato legato alla religione. L’associazione è ovviamente con quella cristiana e, prima ancora, con quella ebraica. L’agnello, simbolo di sacrificio, è collegato alla Pasqua: nell’Antico Testamento il suo sangue viene usato per marchiare le porte degli ebrei in Egitto, così Dio sa quali sono le case da colpire, uccidendo i primogeniti degli egiziani. Tuttora per Pèsach, la Pasqua ebraica, celebrazione della liberazione degli ebrei dalla schiavitù in Egitto, si mangiano piatti a base di agnello. Nella religione cristiana la sua simbologia è persistita – “Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” – e la tradizione di mangiare l’animale è passata anche nella Pasqua cristiana.

In pittura è emblema d’innocenza, purezza, semplicità e obbedienza e, come uno dei simboli principali dell’arte cristiana, compare soprattutto come metafora di Cristo e della cristianità intera. L’origine di questa simbologia è da rintracciare negli antichi rituali in cui veniva offerto in sacrificio agli dèi. In quelli cristiani è l’animale sacrificale per eccellenza, che per il suo carattere mite e la sua purezza viene paragonato al messia. Isaia menziona, per esempio, l’agnello condotto al macello, che davanti ai suoi carnefici si pone con rassegnazione e accetta il suo destino, diventando pertanto simbolo di Cristo, del fedele e dell’intera comunità ecclesiale, come dimostrano i riti cerimoniali pasquali. Inoltre, viene spesso citato nelle più celebri parabole, nelle quali Cristo è il buon pastore che porta sulle spalle l’animale, “pasce” il suo gregge e si preoccupa di redimere i peccatori. È inoltre l’animale attributo di San Giovanni Battista (Agnus Dei), poiché egli annuncia la venuta di Gesù Cristo: “ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Cristo, quindi, con il suo sacrificio libererà l’umanità dal peccato. La scritta Ecce Agnus Dei compare nel dipinto stesso su di un piccolo cartiglio ai piedi dell’animale. Una creatura di così importante impatto e significato non può certamente non essere stata citata in tutte le arti: la pittura le rende omaggio quale simbolo usato, molto spesso, nelle tele sacre insieme alla croce e al calice, altrettanto fa la scultura antica. È innocenza, mansuetudine, umiltà. Tra antico e moderno troviamo l’agnello nelle opere, per esempio, di Bartolomeo Schedoni, Bernardino Luini, Jacopo Bassano, Giovan Battista Gaulli, Francisco de Zurbaran, Leonardo da Vinci e, ben più contemporanei, Anna Caruso e Damien Hirst, ed è primo attore anche dei bellissimi mosaici della basilica di San Vitale, a Ravenna.

Una creatura carica di significato e di forte impatto, emblema di purezza e obbedienza nell’arte cristiana.

Ma è anche protagonista di un episodio curioso: il restauro del Polittico dell’Agnello Mistico, celebre e importantissima pala d’altare dipinta nel quindicesimo secolo dai fratelli Jan e Hubert van Eyck e conservata nella cattedrale di San Bavone a Gand, in Belgio, ha rivelato un dettaglio finora sconosciuto: si è, infatti, scoperto che l’espressione docile che aveva l’agnello, personaggio principale, era un’aggiunta del sedicesimo secolo. Nella versione originale, riportata agli occhi dei visitatori, l’animale ha due occhi gialli molto espressivi, che qualcuno considera al limite dell’inquietante per la loro posizione frontale un po’ “umana”; l’espressione è voluta, perché nell’iconografia cristiana l’agnello rappresenta Gesù Cristo, ed è quindi normale che abbia sembianze proprie dell’uomo.

Agnello ben presente anche in letteratura: si pensi a Grazia Deledda, a Elsa Morante, ad Andrea Pinketts, a Roberto Calasso, a Roald Dahl, persino all’arcivescovo di Milano Mario Delpini. E in poesia a Salvatore Quasimodo, a Rita Filomeni e a William Blake, per citarne alcuni; e non mancano neppure le fiabe, pensando alla celebre Il lupo e l’agnello. Ci si muove anche tra teatro, con Daniele Mencarelli, e cinema, tra varie citazioni (Robin Hood e Il Silenzio degli innocenti) e pellicole che trattano, in diverse vesti, l’agnello: alcuni corti (L’agnello di Dio e Agnello rimbalzello) e lungometraggi (Il lupo e l’agnello, L’agnello, Gli agnelli possono pascolare in pace, l’islandese Lamb, lo statunitense Trap, che contiene diversi rimandi, in forma di metafore, all’animale). E in musica? Impossibile non citare l’opera “progressive” The lamb lies down on Broadway della band inglese Genesis e neppure il compositore Pietro Mascagni con la sua Cavalleria rusticana: il libretto ne parla ampiamente. Rimanendo in casa nostra vanno ricordati Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Elio e le storie tese e il complesso palermitano Agnello (nomen omen…) oltre, ovviamente, al canto della liturgia Agnello di Dio.

Anche la numismatica lo celebra: furono i re di Francia, da Filippo il Bello a Carlo VII a raffigurare l’agnello in una moneta d’oro del valore di 16 soldi.

Curiosità e detti? Tempo fa a Roma è stato trovato un agnellino. Il cucciolo è stato soccorso da una pattuglia della polizia locale, portato al comando e gli agenti si sono organizzati con coperte e biberon e a turno, ogni due ore, l’hanno allattato. Salvatore, così è stato chiamato, è poi stato portato in una struttura in grado di garantirne una serena sopravvivenza. Il 1912, poi, vide l’affondamento del Titanic. Cosa mangiarono i passeggeri di prima classe, come ultimo loro pasto a bordo? Agnello aromatizzato alla menta… E, camminando per Genova, ci si può imbattere in piazza e vico dell’Agnello, il cui nome rimanda alla presenza di un bassorilievo che rappresenta l’Agnus Dei all’altezza del civico 9. Ancora, Il passo del colle dell’Agnello ha sempre rappresentato una via di comunicazione tra la valle Varaita, in Italia, e il Queyras, in Francia, ma perchè si chiama così? Semplice, è sempre stata una via di comunicazione per i pastori di pecore e agnelli… Anche diversi personaggi celebri hanno opinioni e idee ben precise sul docile animale: da Gandhi “La vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano. Trovo che più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad essere protetta dall’uomo dalla crudeltà degli altri uomini” a Susanna Tamaro “Chi non ha mai visto gli agnellini giocare, non avrà mai un’immagine chiara della gioia che può pervadere la vita”, da Umberto Veronesi “Non c’è una differenza biologica tra animali. Perché allora ci fa orrore il pensiero di mangiare il nostro cane, ma massacriamo a ogni Pasqua migliaia di agnelli per fare festa?” a Benjamin Franklin “La democrazia è due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare a colazione, da Johann Wolfgang Goethe “Il lupo in vesti di agnello è meno pericoloso che l’agnello in qualunque altra veste che lo faccia apparire qualcosa di più d’un agnello. La libertà un agnello bene armato che contesta il voto” fino a Sigmund Freud “I sogni apparentemente innocenti si rivelano essere l’opposto quando si prende la cura di interpretarli. Si potrebbe dire che sono lupi in veste d’agnelli”. Di proverbi, poi, ce ne sono più di mille, provenienti da ogni parte del mondo. Alcuni esempi? Lo scherzo deve mordere come un agnello e non come un cane; sii umile come un agnello, diligente come un’ape, bello come un uccello del paradiso, fedele come una tortora; se vuoi vivere sano coricati con gli agnelli e alzati con le allodole… A chiosare, va ricordato che Leonardo da Vinci era vegetariano per scelta etica “Dell’umiltà si vede somma sperienza nello agnello in quale si sottomette a ogni animale, e quando per cibo son dati all’incarcerati leoni, a quelli si sottomettano come alla propria madre, in modo che spesse volte s’è visto i leoni non li volere uccidere”.

La vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano. Trovo che più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad essere protetta dall’uomo dalla crudeltà degli altri uomini”. Gandhi