Natale col botto?
L’imminente Natale invoglia ai festeggiamenti: certo, ci sono i regali, il quasi dimenticato candore della neve, la convivialità, anche a tavola. Già, la tavola: potrebbero mai mancare le bollicine? stapparne e degustarne una bottiglia, oltre che
L’imminente Natale invoglia ai festeggiamenti: certo, ci sono i regali, il quasi dimenticato candore della neve, la convivialità, anche a tavola. Già, la tavola: potrebbero mai mancare le bollicine?
stapparne e degustarne una bottiglia, oltre che un piacere, è un rito che affonda le radici in una tradizione centenaria
e, proprio per questo, è bene rispettare, quasi come un dogma, alcune norme per il suo corretto consumo, al fine di esaltare le caratteristiche di quello che, oltre che un vino prezioso, è un piacere dei sensi: la prima regola aurea impone che si serva fresco, mai freddo.
Una temperatura troppo bassa impedisce di apprezzare pienamente i profumi e di riconoscere al gusto le sfumature più fini ed eleganti; idealmente lo si deve versare tra gli 8 e i 10 gradi, dopo averlo lasciato per circa tre ore nello scomparto più basso del frigorifero. L’ideale è però raffreddarlo nel tipico secchiello, per venti minuti, in una miscela di ghiaccio, acqua e sale.
Il botto? Banale e ancien: quando si stappa una bottiglia bisogna impugnare il tappo ed estrarlo ruotandolo leggermente senza lasciarlo. Il suono che apre un momento speciale deve essere delicato ed elegante come un soffio…
Il bicchiere non va mai riempito fino all’orlo, ricordandosi che si versa in due tempi, a distanza di pochi secondi: così il tipico collare di bollicine che si forma in superficie durerà più a lungo evitando che l’esuberanza dell’effervescenza faccia traboccare la flûte, riempita per due terzi, in modo da lasciare agli aromi lo spazio per esprimersi pienamente.
Il calice ideale? Quello a tulipano. Le coppe, oltre che demodé, lasciano sfuggire troppo rapidamente sentori e gusto. Quanto spessa e forte è la bottiglia, che deve contenere le turbolenze della seconda fermentazione tipica delle bollicine, tanto lieve e delicata dovrà essere la flûte, che accoglie ed esalta gli aromi di questo grande vino.
Un tocco di classe? Mai mettere la bottiglia vuota a testa in giù nel secchiello; va sempre riposta nel secchiello con il collo verso l’alto, anche quando è vuota.
Qual è la gastronomia più indicata? Crostacei, frutti di mare e canapé di foie gras sono i classici intramontabili degli abbinamenti. Ma in verità è un vino da tutto pasto, in grado di sposare anche piatti elaborati, facendosi guidare dall’enotecario nella scelta della bottiglia ideale. Mai però pensare di abbinare un brut con il dessert: in questo caso l’ideale è un demi-sec.
Come lavare correttamente i bicchieri? Solo con acqua molto calda: le catenelle di bollicine che dal fondo del calice risalgono verso l’alto sono favorite da un’accurata pulizia che non deve contenere residui di detergenti. Dopo il lavaggio vanno lasciati a sgocciolare e riposare fino alla completa asciugatura, tenendo presente che l’uso di un canovaccio potrebbe lasciare residui e odori sgradevoli.
Una volta estratta la bottiglia dal secchiello va utilizzato un tovagliolo bianco per asciugarla, tenendola saldamente dal fondo con tutto il palmo della mano e facendo in modo che l’etichetta sia rivolta verso l’ospite. E non va mai rovinato l’habillage togliendo la parte in alluminio che avvolge il collo: ogni dettaglio è importante per esaltare l’eleganza e il pregio del vino dei re, nome una volta riservato ai soli Champagne ma da tempo proprio anche delle migliori bollicine del nostro paese.
In ultimo, ma non per questo meno importante, la mise en place. La scelta perfetta, e di classe, è quella della tovaglia bianca, perché saranno calici e bottiglie a colorare la tavola, con la raffinatezza e lo charme dei loro colori, per apprezzarne l’effervescenza e le nuances eleganti, dal rosa all’oro antico.