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Pane, amore e…

Appare chiaro che “il pane” è un concetto idealmente abbinabile a tutto, anche a sentimenti e cronache di vita, non solo a salame, mortadella, formaggio o cioccolato.

Il titolo di questo editoriale è un omaggio al celebre film di Dino Risi del 1955 con la magnifica Sofia Loren, tra l’altro terzo capitolo di una tetralogia che aveva sempre pane nel titolo (gli altri erano, infatti, Pane, amore e fantasia; Pane, amore e gelosia; Pane, amore e Andalusia).

Appare chiaro che “il pane” è un concetto idealmente abbinabile a tutto, anche a sentimenti e cronache di vita, non solo a salame, mortadella, formaggio o cioccolato.

E, per noi italiani, è “vero amore”. Conosco molte persone che non sono in grado di mangiare senza che sulla tavola ci sia un cestino del pane. Può esserci di tutto, ma senza il pane manca sempre qualcosa. È la base della nostra alimentazione, inutile negarlo.

È l’alimento più popolare che esista, nel nostro paese ci sono centinaia di tipologie: ogni borgo, ogni bottega ha il suo. Legato al pane ci sono mille aneddoti e leggende, ve ne accorgerete leggendo gli articoli di questo numero di Orizzonte. Farlo buono non è affatto facile, ho assaggiato pani “casalinghi” da far accapponare la pelle. Al ristorante, di solito, è la prima cosa che mangiamo: quando, da critico, mi accorgevo della sua pessima qualità, suggerivo al cuoco “se non lo sai fare, compralo buono, è meglio”.

L’alta cucina ci ha insegnato che il pane può essere la cartina tornasole di talento e bravura. In questo numero tre grandi chef ce lo dimostreranno.

Non possiamo rinunciare al pane, punto. Nel primo capitolo della saga di Fantozzi c’è una scena biblica. Il Rag. Ugo Fantozzi cade in preda a un delirio mistico, dopo aver causato la morte del cane pechinese della Signoria Silvani, l’amato Pierugo, cotto arrosto e presentato in bellavista al tavolo. Allora decide di suicidarsi nella “piscina” delle triglie crude: si tuffa, riemerge e urla ad un astante: “Ehi tu, Caifa, grande sacerdote, dammi dei pani!”. Questi, terrorizzato, gli risponde: “Niente pane qui, solo riso, riso bianco, il pane è proibito”. Fantozzi, visibilmente infastidito, declama parole immortali: “Eccezionalmente, dal lago di Tiberiade, vi farò la moltiplicazione dei pesci … e del riso in bianco”, concludendo la frase con una risatina satanica, da cui si può evincere che, sì, si può rinunciare al pane. Ma solo se si è pazzi.