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Un brindisi italiano

L’Italia è un paese in cui la spumantistica ha una lunga tradizione, con regioni famose per la produzione di bollicine. E ogni anno, durante le festività, vengono stappate milioni di bottiglie: una tradizione che è

L’Italia è un paese in cui la spumantistica ha una lunga tradizione, con regioni famose per la produzione di bollicine. E ogni anno, durante le festività, vengono stappate milioni di bottiglie: una tradizione che è oramai sinonimo di felicità e spensieratezza.

Natale, tempo di brindisi. Con lo spumante, rigorosamente italiano, a farla da padrone sulle tavole imbandite della tradizione. Cappelletti, agnolotti, cappone, bollito misto, lenticchie, capitone, cotechino, sfincione sono le specialità accompagnate sempre di più da un buon calice di bollicine.

La vendita e il consumo nelle scorse festività natalizie ha sfiorato i 333 milioni di bottiglie stappate: il 28% sono state bevute in Italia, circa 95 milioni di bottiglie. Il consumo delle bollicine si sta tuttavia allungando al resto dell’anno confermando la destagionalizzazione e i successi degni di nota. Secondo i dati dell’Osservatorio Uiv-Ismea su base Ismea-Nielsen-IQ, il 2023 ha consolidato il settore della spumantistica Made in Italy. I consumi hanno tenuto attestandosi a quasi un miliardo di bottiglie consumate (936 milioni), un risultato in linea con i volumi dell’anno precedente che avevano visto un aumento del 24% rispetto al 2019, guadagnando in un lustro quasi il 19%. Merito del mondo Prosecco, che nel periodo è salito del 30%, ma anche degli Charmat non Prosecco a +42% grazie a un’ascesa vertiginosa in cui ha giocato un ruolo importante il minor potere di acquisto. Bene anche l’Asti spumante, gli spumanti varietali e di annata che hanno registrato un aumento del 75% raggiungendo i 206 milioni di bottiglie vendute nel 2023. Una tendenza, quella delle bollicine italiane, che da tempo si riflette anche nelle esportazioni che hanno triplicato, negli ultimi 10 anni, le proprie quote di mercato.

Ode quindi allo spumante, anzi allo spumante Made in Italy, un prodotto storico icona della tavola delle feste. In Italia esistono diverse aree vocate alla produzione spumantistica: la Franciacorta (termine che indica sia il territorio che il vino) in Lombardia, le colline del Trento DOC, le Rive e non solo di Conegliano-Valdobbiadene, in Veneto, patria del Prosecco, il territorio del Lambrusco con le sue infinite tipologie e tipicità, la spumantistica piemontese con le sue profonde radici.
Ed è proprio in Piemonte, a Canelli, dove vede la luce il primo spumante italiano nel 1865. Fu Carlo Gancia che dopo aver appreso le tecniche della spumantizzazione dei vini durante esperienze professionali nella Champagne, torna a Canelli ed applica il “Metodo Classico” alla vinificazione del Moscato bianco, uva aromatica tipica della zona. Nasce così il primo vino spumante italiano, progenitore dell’attuale Asti Spumante. Qualche anno più tardi, nel 1898, Il Direttore dell’Istituto Sperimentale dell’Enologia di Asti, Federico Martinotti, originario di Villanova Monferrato, realizzò il primo sistema di spumantizzazione in grandi autoclavi. La produzione dello spumante a base di Moscato divenne più veloce, meno dispendiosa e di più semplice gestione da parte delle case spumantistiche, con positive ripercussioni sul mercato, permettendo inoltre lo sviluppo della tipologia Moscato d’Asti. L’Asti spumante è ancora oggi tra i vini spumanti più apprezzati per la sua semplicità, il gusto aromatico, la piacevole morbidezza.

Il Prosecco è la denominazione di origine controllata che indica il vino a base di uva glera, prodotto in parte del Veneto e in Friuli-Venezia Giulia. Alcune storiche denominazioni hanno assunto il marchio DOCG: Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, Montello e Colli Asolani. Tra le più antiche case spumantistiche di Valdobbiadene la Carpenè Malvolti: fondata nel 1868 merita un racconto a sé. La fondazione dell’impresa Società Enologica Trevigiana, nata per divulgare le nuove conoscenze in ambito agricolo, la si deve ad Antonio Carpenè che grazie al sostegno dell’amico e socio finanziatore Cav. Angelo Malvolti, illuminato precursore della moderna agricoltura, continuò l’attività come “Stabilimento Vinicolo Trevigiano Carpenè Malvolti”. Definito lo Champagne italiano Carpene & Malvolti, il debutto del Prosecco avvenne nel 1873. Antonio Carpenè ne avvia la produzione trasformando il vino locale in un vino di fama internazionale realizzato per la prima volta con metodi scientifici.

Il Prosecco è il vino italiano più esportato all’estero, superando per la prima volta nel 2014 lo Champagne per numero di bottiglie vendute nel mondo.

Le bollicine di montagna portano il nome di Trento DOC, lo spumante metodo classico prodotto con sole uve trentine di cui ne racchiude il clima, le altezze, l’unicità, l’essenza. Pioniere nel creare un vino capace di confrontarsi con i migliori Champagne, Giulio Ferrari fu il primo a intuire la straordinaria vocazione della sua terra. Nel 1902 cominciò a produrre poche selezionatissime bottiglie, di grande fattezza e altissima qualità. Una storia imprenditoriale di grande passione giunta f ino ad oggi grazie al lavoro di Bruno Lunelli che nel 1952 succede a Giulio Ferrari. Il mito Ferrari Trento cresce elevando la produzione senza mai scendere a compromessi con la qualità, un brand che non manca mai sulle tavole italiane, reso ancora più internazionale dalla terza generazione – Marcello, Matteo, Camilla e Alessandro – che ha portato Ferrari nel mondo quale ambasciatore dell’Arte di vivere italiana. Versatile, contemporaneo, sinonimo di stile ed eleganza, il Trento DOC vince la sfida del tempo offrendo un calice improntato al piacere e all’accoglienza.

Franciacorta è senza dubbio il metodo classico più conosciuto (Franciacorta DOCG) oltre alla meravigliosa zona collinare situata in Lombardia, tra Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo, un territorio caratterizzato da un forte imprenditorialità e da un significativo spirito pionieristico. Sicuramente una delle zone più pregiate per gli spumanti metodo classico nel mondo. Le prime bottiglie di Pinot di Franciacorta, Méthode Champenoise (“lo spumante alla maniera dei francesi”) nascono nel 1961 per mano di Franco Ziliani, giovanissimo enologo, e Guido Berlucchi, imprenditore visionario. Dopo essersi conosciuti casualmente decidono di lavorare alla produzione di un vino ottenuto da rifermentazione in bottiglia. Un vino che ha conquistato una posizione ben precisa in Italia e nel mondo con un volume di vendite superiore ai 19 milioni di bottiglie nel 2023 (dati Osservatorio Franciacorta) oltre a un’importante crescita in valore: rispetto al 2022, il prezzo medio a scaffale ha subito un incremento maggiore del sei per cento, superando i 24 euro. Oggi la storia conferma quanto l’ecclettico Franco Ziliani e la sua famiglia, insieme a tutti i vignaioli della Franciacorta, abbiano cambiato il futuro di questo territorio.

Le bollicine (vini frizzanti e spumanti) del Lambrusco sono un mondo estremamente complesso ma altrettanto interessante, in termini di abbinamento e di piacere. Il termine Lambrusco si riferisce innanzitutto a una serie di uve a bacca nera (Sorbara, Maestri, Marani, Grasparossa, Salamino, Viadenese) coltivate in Emilia-Romagna nelle province di Modena, Reggio Emilia e Parma, e in Lombardia nella provincia di Mantova, declinate a seconda del disciplinare di produzione in rossi, rosati, bianchi ottenuti generalmente con metodo charmat e pochi con metodo classico. Nella prima metà del Novecento il Lambrusco era un vino decisamente secco prodotto con una seconda fermentazione in bottiglia.

Con l’avvento di nuove tecnologie nel campo vinicolo, in particolare con l’introduzione del metodo Charmat, la produzione è cresciuta moltissimo a discapito della qualità. Negli anni ’90 la svolta e un ritorno al passato con vini più secchi, sempre di più metodo classico.

Il Lambrusco vince anche sul fronte degli abbinamenti e di bevibilità: l’energia effervescente delle bollicine emiliane sposa da nord a sud una pluralità di piatti e pairing, per soddisfare tutte le tradizioni delle feste.

Non mancano sulle tavole natalizie anche le produzioni dell’Oltrepò Pavese dove domina il Pinot Nero per spumanti di rara eleganza e bella struttura; l’Alta Langa DOCG denominazione situata nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria e riservata a soli vini spumante, importanti e strutturati sono prodotti con rifermentazione in bottiglia; i grandi autoctoni che raccontano l’identità territoriale italiana.