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Un po’ di coccole… di ginepro

Un aroma dalla lunga storia

«Lo Ginepro ti dà con poca spesa
Sicurissime bacche, con le quali
Medicina puoi far di grande impresa.
Che se per sorte tossichi mortali
Havrà per sua disgrazia alcun gustato,
Con esse puoi levargli tutti i mali»
(Scuola Medica Salernitana)

L’aroma di ginepro era usato in cucina già nell’antichità, come dimostra il noto ricettario di Apicio, che lo inserisce in una miscela per la cacciagione insieme a una quantità importante di pepe e di altri aromi. Almeno i Romani, insomma, non usarono il ginepro al posto del pepe (come spesso si legge) ma in aggiunta a quest’ultimo.
Ma le brevi rime attribuite alla Scuola Medica Salernitana sanciscono alcune delle innumerevoli virtù terapeutiche del ginepro, tramandate alla medicina medievale da quella greca e romana.
È dunque nel solco di questa tradizione medica che si comprende il perché a un certo punto venne in mente a qualcuno di veicolare in alcool le virtù terapeutiche serbate nelle coccole del nostro albero. In un certo senso, la preistoria e la protostoria del gin si potrebbe racchiudere in queste brevi considerazioni.
Abbiamo usato non a caso la parola coccole, invece del più usuale bacche, perché è questo il termine corretto per designare i globetti prodotti dal ginepro, come giustamente ci ricorda D’Annunzio quando, nella Pioggia nel pineto, ci fa vedere (e sentire) piovere su «i ginepri folti/ di coccole aulenti».
Insomma, anche per il ginepro possiamo osservare come l’uso culinario di una certa sostanza aromatica sia spesso collegato a considerazioni e aspettative medico-dietetiche.
E, del resto, il Gin Tonic non è a sua volta nato dall’esigenza di rendere meno sgradevole l’assunzione di chinino per curare la malaria che affliggeva le truppe inglesi in India?
Giocando con le parole, si può infine affermare che il ginepro e il gin dimostrano che le coccole fanno bene ma, in certi casi, sarà meglio non esagerare.

Docente del Corso di Laurea Ecocal dell'Università degli Studi di Perugia