Un dono dalla natura
Il castagno, un albero dalle antichissime origini
Le castagne, ricche di carboidrati e con un alto valore energetico, hanno rappresentato un salvavita alimentare (e non solo) per molte generazioni. La castagna è il frutto del castagno, albero di grandi dimensioni e molto longevo (raggiunge anche i 1000 anni di vita), spettacolare per la chioma sontuosa e ricca di foglie verde intenso. Le infiorescenze del castagno si trasformano in cupole spinose, dette comunemente ricci, all’interno dei quali troviamo i frutti, ossia le castagne. Quando il frutto è maturo (ottobre-novembre), il riccio si secca e si apre, lasciando uscire la castagna. In esso le castagne sono generalmente in numero di tre: le due laterali semisferiche, quella centrale – invece – di forma schiacciata.
Il castagno ha origine antichissima e popolò la Terra di foreste, quando questa cominciò a ricoprirsi di vegetazione. Si diffuse nel bacino del Mediterraneo, nell’Europa meridionale, in Africa settentrionale, in Asia Minore fino al Mar Caspio. I castagneti furono apprezzati, in Italia, già in epoca romana: il frutto era considerato un dessert di grande raffinatezza e, per le caratteristiche nutrizionali veniva consumato da tutte le classi sociali. Si utilizzava, oltre al frutto, anche il legno, con cui si facevano i pali per le vigne; ora è apprezzato per la travatura di edifici antichi che vengono recuperati, ad esempio nei casali di campagna in tutta l’Italia. Anche i Greci gradivano questo frutto e lo chiamavano ghianda di Giove. In tempi più recenti, pure i monaci benedettini piantavano castagneti nei terreni delle loro abbazie, ma opera di grande diffusione fu compiuta dalla contessa Matilde di Canossa, convinta dell’importanza essenziale che le castagne avevano per l’alimentazione delle popolazioni rurali e montane. Infatti, la castagna fu presente, per secoli, sulla mensa delle famiglie di tutto l’Appennino.
Antecedentemente alla scoperta dell’America, cioè prima che fossero introdotti, in Europa, la patata e il mais, essa era l’alimento che salvava dalla fame. Questo grazie alla sua abbondanza, alla sua facilità di conservazione (essendo un frutto secco) ai suoi valori nutrizionali e al senso di sazietà che si raggiunge mangiandone. Non a caso, il Pascoli definì il castagno «italico albero del pane».
Dal taccuino di un vecchio frate francescano, redatto nella prima metà del secolo scorso, si legge:
prima di arrostirle in padella, incidete la buccia delle castagne con la punta del coltello ben affilato;
ai bambini che soffrono di bronchite, si deve provvedere con suffumigi di castagne castrate (cioè la buccia incisa come sopra spiegato n.d.r.) e cotte sulla brace; tali vapori liberano immediatamente le prime vie aeree;
gli adulti portino per tutto l’inverno una castagna grande nelle tasche dei loro vestiti: li aiuta ad assorbire l’umidità intorno a loro; in primavera, quando la castagna sarà avvizzita, si getta nel fuoco del camino;
le castagne si raccolgono in autunno, ma per conservarle fino a dopo Natale, si lascino immerse in acqua per qualche ora, poi vanno sgocciolate e asciugate per almeno 12 ore e infine messe in un contenitore con della sabbia: in questo modo rimangono edibili per alcuni mesi;
per sbucciarle facilmente vanno cotte per qualche minuto in acqua bollente con l’aggiunta di mezzo bicchiere d’olio di semi;
per insaporire le castagne che si stanno lessando, aggiungere all’acqua di cottura qualche foglia di alloro, oppure un bicchierino di liquore all’anice o un pizzico di semi di finocchio;
un dono prezioso per gli amici arabi è la castagna: per loro è un frutto esotico, ma che conoscono e apprezzano oltremodo.