I legami tra stress e comportamento alimentare
Secondo uno studio sono in aumento disturbi da fame emotiva e da alimentazione incontrollata
Lo stress prolungato a cui tutta la popolazione è stata esposta negli ultimi due anni, legato alla percezione di una minaccia costante alla salute, alla perdita di certezze, alle difficoltà economiche, all’isolamento sociale forzato ha registrato tra le conseguenze psicologiche anche un peggioramento del rapporto con il cibo.
Uno studio condotto dall’Università di Padova, in collaborazione con l’Università di Losanna e la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, ha evidenziato un aumento dei disturbi da fame emotiva e da alimentazione incontrollata durante il primo confinamento del 2020 in risposta alla pandemia di Covid-19. Lo studio prende in esame gli indici della fame emotiva, cioè la tendenza a mangiare quando si è in preda allo stress o a emozioni definite negative come tristezza o rabbia e la frequenza delle abbuffate compulsive, ossia episodi in cui si assumono grandi quantità di cibo in un tempo breve accompagnati dalla sensazione di perdita di controllo rispetto alla quantità e al tipo di cibo. Si è osservato che a un elevato livello di ansia e depressione, uniti a una peggiore qualità della vita e delle relazioni sociali, corrispondono comportamenti alimentari guidati dalla fame emotiva, mentre ad alti livelli di stress si associano più spesso episodi di abbuffate compulsive. L’alessitimia, ad alti livelli, mostra una maggiore probabilità di condurre a episodi di fame emotiva, poiché, riducendo la capacità di identificare gli stati emotivi e di distinguerli dai segnali interni di fame e sazietà, può indurre gli individui a regolare le proprie emozioni attraverso l’assunzione di cibo (Pink et al., 2019; Tan & Chow, 2014).
Le misure di contenimento, quindi, per quanto ritenute necessarie per arginare l’epidemia, hanno mostrato effetti negativi sulla salute mentale e sul comportamento alimentare dei cittadini sani, senza precedenti clinici di disturbi dell’alimentazione. D’altra parte, si è registrato un aumento del 30% delle diagnosi di disturbo del comportamento alimentare, con un abbassamento dell’età di insorgenza a 10-12 anni e una maggiore diffusione del disturbo nella popolazione maschile. Più autori concordano nel ritenere l’isolamento un fattore di rischio nel peggioramento dei sintomi in persone già sofferenti di questi disturbi.
Pertanto, tra le misure di sostegno alla popolazione da offrire durante i periodi di lockdown è imprescindibile il supporto psicologico, in particolare rivolto agli individui più vulnerabili.