L’amaranto, la pianta alimentare del futuro
Le sue proteine sono alla pari di quelle di origine animale
In un futuro non molto lontano dovremo sostituire le proteine animali. La FAO da diversi anni sta cercando di risolvere il problema con l’entomofagia (dal greco éntomos, insetto, e phăgein, mangiare), cioè il regime dietetico, obbligato o facoltativo, che vede gli insetti come alimento. In Asia già più di 2 miliardi di persone si nutrono così. Se da un lato la FAO sta finanziando da anni progetti per incentivare il consumo alimentare di insetti, risorsa per sfamare i 9 miliardi di persone previste per il 2050, dall’altro lato a livello europeo manca un regolamento specifico e quindi non c’è armonizzazione nelle leggi dei singoli Stati.
Ma Madre Natura, da sempre, ci offre le risorse per risolvere i nostri problemi sull’alimentazione e in questo caso è sufficiente avvicinarsi di più al mondo naturalistico delle piante e cominciare a conoscerne le loro proprietà, sia nutrizionali sia medicinali. In relazione quindi al problema della disponibilità delle proteine in un immediato futuro, in questo articolo ritengo che sia d’obbligo far conoscere l’amaranto, per dare a Madre Terra il giusto riconoscimento per averci messo a disposizione a titolo gratuito questa pianta erbacea ricca di proteine, di vitamine e di sali minerali necessari al nostro benessere. L’Amaranthus retroflexus cresce in modo spontaneo riproducendosi solo per seme e una singola pianta può arrivare a produrne mediamente oltre 200.000, che rimangono vitali nel terreno per circa 20 anni. La germinazione è stimolata dalla luce perciò il seme deve trovarsi in superficie. L’amaranto cresce bene anche in terreni aridi, perché, diversamente da mais e riso, ha scarse esigenze idriche. In estate lo ritroviamo su tutti i nostri orti e nei campi dove sono stati raccolti cereali. Il valore nutrizionale dei semi è a dir poco eccezionale. Sono ricchi di proteine ad alta digeribilità, superiore addirittura a quelle del latte, e con grande contenuto di lisina, un amminoacido essenziale, che nei cereali è carente. Questa è la ragione per cui i semi di amaranto sono spesso combinati alle graminacee: il profilo nutrizionale di quest’ultime è completato dalla presenza di lisina e di mucillaggini dei semi di amaranto che, a loro volta, sono migliorati da due amminoacidi (trenonina e leucina). L’effetto globale è quello di una sinergia nutrizionale, con l’aggiunta di un effetto salutistico legato alla presenza di mucillaggini. Nessuna sorpresa quindi che l’amaranto sia considerato la pianta alimentare del futuro. Inoltre non contiene glutine ed è quindi una valida alternativa per chi soffre di allergie o intolleranze ai cereali convenzionali. In India, dove un’altissima percentuale di bambini soffre di carenza di ferro, spesso vengono inserite nella dieta le foglie di amaranto, che ne contengono molto di più degli spinaci. È utile anche per l’alimentazione vegana: grazie alla sua abbondanza di proprietà nutritive e alla presenza di proteine, è un valido ingrediente nella dieta di tutte quelle persone che per un motivo o per l’altro decidono di non mangiare più alimenti di origine animale. Recenti studi sostengono che le proteine presenti in questo cereale sono le più nutrienti tra quelle di origine vegetale e possono essere considerate alla pari di quelle di origine animale.
Da analisi chimiche l’amaranto risulta contenere: l’11% d’acqua, il 14% di proteine, il 7% di grassi, il 57% di amido, l’1,9% di zuccheri, il 6,7% di fibre alimentari e il 2,9% di ceneri e beta-carotene.
Tra i minerali, conta calcio, fosforo, magnesio, potassio, zinco, rame, manganese, sodio, selenio, e ferro. Tra le vitamine, vitamina A, vitamine B1, B2, B3, B5, B6, vitamina C, vitamina E e J. Bisogna ricordarsi che l’amaranto va sempre cotto: in questo modo viene eliminata la gran parte di acido ossalico in esso contenuto. E ricordiamoci sempre la famosa frase dell’alchimista Paracelso: «è la dose che fa il veleno».
Per avere informazioni sulla sua cucina potete collegarvi al mio canale Youtube, Erbe Campagnole Spontanee.