La ricotta è senz’altro buona, ma anche bella. Io – come credo anche molti dei lettori, soprattutto se appartenenti a qualche generazione fa – sono cresciuta mangiandone spesso e rimanendo sempre affascinata da un cibo tanto buono e bello senza essere necessariamente un dolce. Il suo candore, la morbidezza, l’aspetto di una soffice nuvola ci hanno sempre strappato un sorriso di gioia e di gusto. A mia madre poi piaceva di tanto in tanto raccontare – a me che ero una gran sognatrice – una storiella, per ricordarmi di rimanere con i piedi a terra: si trattava di una favoletta che aveva per protagoniste una contadinella e una ricotta. Questa storia ha origini toscane e, pur cambiando il nome della contadinella – a volte è Marietta, altre Matilde e altre ancora Pierina, – conserva ovunque la stessa trama e soprattutto la stessa morale. Eccola qui e come tutte le storie inizia con C’era una volta… C’era una volta una contadinella che viveva con i suoi genitori in grandissima povertà in una piccola capanna. Un giorno, in cambio dell’aiuto fornito per badare alle pecore, un suo vicino pastore le regalò una ricottina, che subito lei racchiuse in un cestino che mise sopra la testa. Si incamminò verso il mercato tutta contenta pensando: Ora vado in città e al mercato vendo la ricottina e con i soldi comprerò due uova. Metterò le uova sotto la chioccia e nasceranno due pulcini, poi questi pulcini cresceranno e diventeranno due bei polli, grossi grossi. Venderò i polli e comprerò un’agnellina, la crescerò e lei mi darà due agnellini che farò crescere e poi venderò al mercato e comprerò una vitellina, che quando crescerà mi farà due vitellini e quando questi cresceranno li venderò e comprerò una bella casina con un terrazzino, mi ci metterò a sedere e la gente passando mi saluterà dicendo «buongiorno signorina!». Così pensando fa una riverenza per imitare il ringraziamento che si addice a una vera signorina. La ricotta cadde a terra facendo infrangere anche tutti i bei sogni della contadinella. E come tutte le storie che le mamme raccontano hanno una saggezza profonda: è bello sognare, ma bisogna farlo con i piedi a terra! In realtà con i sogni la ricotta ci sta proprio bene perché – non so se lo sapete – ma nel libro dei sogni è simbolo di imminente prosperità, divertimento e festività. E alla ricchezza e prosperità la associa anche l’antico detto veneto chi magna puina, poco camina ossia chi mangia ricotta, poco cammina e cammina poco perché altri in carrozza o in portantina lo trasportano, naturalmente. La ricotta vale come ricompensa del duro lavoro anche nel detto siciliano cu va a mannara mancia ricotta, ossia chi va al pascolo mangerà ricotta. Ma forse l’associazione a ricchezza e prosperità è soprattutto dovuta al fatto che con essa si possono realizzare davvero un’infinità di piatti, sia dolci sia salati, spesso elaborati e ricchi ma sempre gustosissimi. Vi lascio con l’augurio di sognare tantissima squisita ricotta – e come non farlo dopo la lettura di questo numero, dove sono presenti, tra l’altro, nuovi contributi utili allo sviluppo del proprio business? Con la nuova rubrica di Corebook sulla comunicazione, andremo infatti a conoscere nel dettaglio tutti gli strumenti e i trucchi da utilizzare per distinguersi e farsi riconoscere nel vasto mondo del web. Buona lettura!