La cipolla, originaria dell’Asia settentrionale e della Palestina, già nota ai Babilonesi e presente in India, fu introdotta in Egitto e da qui in area greco-romana, per poi passare al mondo medievale e a quello del Rinascimento, fino a giungere ai giorni nostri. Gli Egizi mescolavano cipolla tritata e miele e li lasciavano fermentare fino a ottenere una specie di birra; non solo, la cipolla veniva offerta ai defunti, così da accompagnarli nel loro viaggio ultraterreno. I Greci dell’Età Classica ne erano assidui consumatori, perché credevano fluidificasse il sangue.
Al tempo degli antichi Romani si stima fosse evitata dall’aristocrazia sofisticata, mentre, al pari dell’aglio, era gradita sia dalla gente di fatica, sia dai soldati e soprattutto da chi era ai remi delle grandi navi. Da qui, probabilmente, il detto latino: «Puzzare come un rematore»! Il naturalista Plinio il Vecchio (23 ca. – 79 d.C.) ne documenta l’uso a Pompei, raccontando come i Romani la sfruttassero per migliorare la vista, per dormire, e in generale come palliativo per ogni disturbo, dalle piaghe in bocca al mal di denti, dal colpo della strega alla dissenteria, al giovarsene per la diuresi e anche per aumentare il desiderio di bere vino. Nel Medioevo le cipolle godevano di un così alto valore, come cibo, da venir utilizzate come pagamento per la pigione o come omaggio, tanto da sostituire persino le monete. Nel XVI secolo veniva annoverata tra le piante con effetto terapeutico, tanto da essere consigliata come trattamento per l’infertilità, sia per le donne sia per gli animali domestici.
E ai giorni nostri? Studi anche recenti confermano che ha un forte potere nutritivo perché contiene glucidi, lipidi, sali minerali, zolfo, vitamine dei gruppi A, B, C, E, flavonoidi, composti solforati e un ormone vegetale, la glucochinina, dotato di forte azione antidiabetica. Persino i composti solforati contenuti nella cipolla contribuiscono a contenere la glicemia, i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue e a prevenire le malattie cardiache oltre che l’aterosclerosi. La cipolla cruda aumenta la produzione e l’acidità del succo gastrico ed è pertanto raccomandabile contro le infezioni intestinali acute. Per arrestare subito il flusso sanguigno nei casi di epistassi (emorragie nasali), basta aspirare dal naso il succo di una cipolla appena tagliata e, per calmare il dolore provocato da punture di api, vespe o altri insetti, è sufficiente stropicciare la parte offesa con una cipolla appena tagliata.
Ma come trattare la cipolla in modo da ottenerne il meglio? Prendiamo spunto da due libri (Come fare se… e In cucina non tutti sanno che…) editi qualche anno fa dalle Edizioni Frate Indovino.
- Le cipolle vanno conservate in un luogo fresco e arieggiato, quindi non in contenitori chiusi in frigo.
- Per evitare la tipica lacrimazione durante il taglio, bagnate via via la lama che state usando, oppure mettete la cipolla per 10 minuti nel freezer o per un’ora nel frigo prima di procedere al taglio.
- Se volete mangiare una cipolla cruda potete renderla meno acre spaccandola in quattro e tenendola per circa un quarto d’ora in acqua fredda corrente, oppure mettendola tagliata in un recipiente con un pizzico di sale e un po’ di aceto.
- L’odore che rimane sulle stoviglie si elimina strofinandole con una carota cruda oppure sfregandole con sale.
- Il sapore che persiste in bocca si può eliminare bevendo del latte o masticando un chicco di caffè, un chiodo di garofano o del prezzemolo.
- Per mantenere fresca una cipolla tagliata basta appoggiarla con la parte del taglio su un piatto bagnato con aceto o cosparso con sale.
- Quando la cipolla germoglia, è bene non usarla.
- Per togliere l’odore che resta sulle mani, occorre lavarle in acqua fredda e strofinarle poi con limone o aceto.