Il futuro appare diviso tra due tendenze difficili da conciliare: la volontà di appagare ogni senso e l’esigenza di una trasparenza in ambito di sostenibilità.
Il futuro appare diviso tra due tendenze difficili da conciliare: la volontà di appagare ogni senso e l’esigenza di una trasparenza in ambito di sostenibilità.
Il direttore di Italia a Tavola risponde a questa difficile domanda.
Prevedere oggi il futuro della ristorazione è evidentemente impossibile nei dettagli, poiché sappiamo che l’uomo incessantemente riformula i suoi paradigmi alimentari laddove buono è un valore mutevolissimo nel tempo e nello spazio.
La rivista «Forbes» qualche mese fa ha pubblicato un articolo sui più probabili cibi del futuro, posizionando ai primi posti il Jackfruit (Artocarpus heterophyllus), chiamato alternativamente Giaca o Català, ottima fonte di potassio, calcio e ferro che può arrivare a pesare addirittura 30 chili.
Il responsabile Sviluppo di Università dei Sapori testimonia l’estrema fragilità del settore turistico e della ristorazione.
Un luogo di relax ma che garantisce il contatto con la natura e le bellezze circostanti.
Il futuro? Forse sarà l’utilizzo delle piante spontanee per fini gastronomici.
I cambiamenti economici e culturali hanno portato anche al cambiamento alimentare.