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Fratello povero dell’aragosta? Non credo!

Curiosità e tendenze sul bistrattato astice

IMMORTALE

Dal momento che i suoi organi non degenerano, l’astice può essere considerato un animale pressoché immortale. Inoltre, cresce di continuo: bisogna dunque stare attenti a non consumarlo quando il carapace è molle, perché in tal caso risulterà meno carnoso. Insomma, il suo unico tallone di Achille sono gli agenti esogeni – i predatori, l’uomo. A proposito di quest’ultimo, è credenza diffusa che, nel momento in cui il crostaceo viene calato nell’acqua bollente, si metta a urlare; in realtà, il suono che si sente è solo l’aria che si raccoglie sotto il carapace. In ogni caso, stante anche la questione molto dibattuta della percezione del dolore da parte dell’astice, si consiglia di finire l’animale prima di bollirlo.


IN ATTESA DEL PASTO

Come tutti i crostacei, una volta morto l’astice comincia a deperire, acquisendo il tipico sentore di ammoniaca: pertanto si consiglia di mantenerlo in vita fino al momento della cottura. Nel caso di un unico esemplare, è sufficiente una bacinella con dell’acqua di mare – da cambiare spesso, in quanto il consumo di ossigeno da parte dell’animale è piuttosto elevato. È possibile anche conservalo, avvolto in un panno bagnato, anche in frigo, ma non più di un giorno.


IL SERVIZIO

L’astice può essere servito intero o spezzato. Nel primo caso, va cotto dopo essere stato assicurato con lo spago a un’assicella di legno – così che non si deformi – e poi servito al commensale completo di uno schiaccianoci per romperne le chele e di una bacinella con acqua e limone per sciacquare le mani. Il crostaceo va infatti torto in modo che, in prima battuta, le zampe si stacchino e permettano di prendere la polpa con la forchetta; in seguito, vanno staccate le chele, spezzate a metà e rotte con lo schiaccianoci. Dopo aver estratto anche la polpa lì contenuta, torcere le due estremità dell’animale, tagliare la coda con un coltello affilato e rimuovere così il guscio.


NON SOLO CARNE

Prelibati sono anche il fegato e le uova dell’astice, spesso scartati perché considerati il risultato di una scarsa pulizia. Chi è tentato dal fegato consideri che si tratta di una parte davvero pregiata, che però corre il rischio di essere ricettacolo di agenti inquinanti diffusi nei nostri mari. Le uova, al contrario, di un colore viola scurissimo che diventa rosso acceso una volta che sono state cotte, vengono usate nei piatti di sushi come guarnizione o come top delle intramontabili tartine al burro.

Giornalista per per Corebook - L'arte di comunicare, Dottoressa in Lettere Moderne e in Informazione, Editoria e Giornalismo