Wine tasting in rosa
Di moda, accattivante, splendido con le bollicine per un aperitivo glamour: il rosato è il nuovo trend internazionale di consumo.
Rosato, un’allure di gusto. Di moda, accattivante, splendido con le bollicine per un aperitivo glamour, il nuovo trend internazionale di consumo. Nel nostro Paese se ne produce una vasta gamma che va dai Chiaretti gardesani ai Cerasuoli aprutini, sino ai rosati del Salento: da nettari di deboli tonalità ramate ai più intensi Chiaretti (tipici quelli del Garda), dai caldi ed eterei rosati del Salento ai quasi rossi Cerasuoli abruzzesi. Da consumare giovane, in genere entro l’anno successivo alla vendemmia, anche se si stanno studiando rosati invecchiati.
Così il Bardolino Chiaretto, rosa brillante, armonia di profumi, o il Chiaretto Valtènesi diffuso sulla costa bresciana del lago di Garda, sostanzialmente a base di Groppello, moderno, un pale rosé con caratteristiche saline e sapide; il Cerasuolo d’Abruzzo, in dialetto Cirici o Cirasce, fine e intenso, con retrogusto gradevolmente mandorlato; il Castel del Monte Rosato, dal nome dal famoso castello federiciano oggi patrimonio UNESCO, zona Barletta, Bari, Andria, Trani, di Aglianico, Bombino Nero, Uva di Troia, dal profumo caratteristico di lampone e fragola. E ancora il Salice Salentino Rosato, di Negroamaro e Malvasia Nera di Brindisi e Lecce, fruttato, floreale, minerale; il Cirò Rosato, a Cirò e Cirò marina, affascinante, dai profumi fragranti di fragola, lampone e rosa.
Così è nato Rosautoctono, l’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano, che raccoglie i Consorzi di tutela delle denominazioni di origine più rappresentative del Nord, Centro e Sud Italia per la promozione unitaria dei vini in rosa, visto che il 2018 ha fatto registrare un lusinghiero interesse verso queste produzioni.
Ne è conferma la presentazione, nell’ultimo Vinitaly, di alcune novità, come il rosato della zona del Morellino di Scansano, il Rosamundi, oppure la versione dry del tradizionalissimo Brachetto piemontese, che ha debuttato con la vendemmia 2017, ma che si rifà alla tipologia già nota nel 1873 e diffusa nei primi anni del Novecento. Ma perché allora non segnalare, da perugina DOC, il Rosato del Trasimeno: quel Gamay riscoperto e gustato in eccellente versione rosata, un vitigno introdotto in Italia dagli spagnoli e chiamato erroneamente dalle vecchie generazioni vitigno francese, perché accostato al Beaujolais, invece della famiglia della Granache, del Cannonau e dell’Alicante. Profumato, di sapore asciutto, con sentore di mandorla amara, frutta secca, ciliegia, di colore rosato tenue. Fresco e brillante, splendido con i piatti del lago e con i prodotti di acqua dolce che oggi sono diventati trasversali nelle cucine d’eccellenza.
Curiosità: sembra che il primo vino rosato italiano sia stato imbottigliato a Salice Salentino nel 1943 dalla Azienda vitivinicola dei conti Leone de Castris, fondata nel 1665. Fu chiamato Five Roses e venne esportato prevalentemente negli Stati Uniti, dove riscosse un grande successo. Ne mantiene tuttora il nome ed è uno dei vini rosati più famosi in Italia e nel mondo.