fbpx

RIVISTA IN PDF    |    INSERTI

Home / Editoriale  / Il rosato, fresche sfumature

Il rosato, fresche sfumature

Il rosato, un vino versatile, ideale non soltanto negli abbinamenti con i piatti a base di pesce, ma ottimo anche con formaggi freschi, carni bianche, insalate più o meno elaborate, uova, risotti e primi piatti.

Con l’arrivo dell’estate abbiamo pensato di dedicare un numero monografico al vino che è il re dell’estate: il rosato. Niente di meglio, nelle afose serate estive, del fresco brivido che solo il rosato sa provocare. Vorremmo anche sfatare leggende e credenze legate a questo vino leggero, profumato e delizioso.  
Cominciamo allora col dire che il rosato non è da ritenersi esclusivamente un vino estivo, perché, se probabilmente è vero che per molti italiani una bottiglia di buon rosato si lega al periodo vacanziero per eccellenza preferendolo ad altre colorazioni, è in realtà un vino che si può gustare in tutte le stagioni, tanto che in Francia, paese con tradizioni vitivinicole altrettanto prestigiose, è il vino legato alle festività natalizie.  
Scoprirete, leggendo i nostri articoli, che è un vino versatile, ideale non soltanto negli abbinamenti con i piatti a base di pesce, ma ottimo anche con formaggi freschi, carni bianche, insalate più o meno elaborate, uova, risotti e primi piatti. Parimenti non è vero che sia soltanto un vino da donne e l’incredibile successo che ha nel mondo – con i 24 milioni di ettolitri consumati ogni anno – lo testimonia molto efficacemente. Primi per il consumo, i francesi ne detengono anche il primato per la produzione, per l’esportazione e l’importazione, mentre gli italiani – che pure si attestano al quarto posto nella produzione, dopo Spagna e Stati Uniti  sono soltanto quinti per consumo, con appena il 5%.  
Riprendendo la carrellata di miti da sfatare, i non addetti ai lavori potrebbero pensare che la produzione del rosato sia ottenuta dalla miscelazione di vini bianchi e rossi: tale pratica è invece vietata per legge in tutti i paesi vinicoli del mondo. I rosati sono, al contrario, creati mediante tecniche specifiche e con l’intento dichiarato di produrre un vino dal colore rosa: perciò non devono essere considerati come vini di incerta classificazione.  
Quanto al rosa, lo troviamo in tutte le sfumature possibili, dalla buccia di cipolla, al mandarino, per passare dal rosa pesca, al salmone, al corallo fino ai colori con tonalità più intense. La diversità cromatica dipende dalla provenienza geografica, dalla tipologia del vitigno e dalla mano dell’uomo.  
La sua origine si perde invece nel mito ed è legata alla storia di un prete di campagna del veronese che amava bere il vino che i compaesani erano usi regalargli in abbondanza per la celebrazione eucaristica. I contadini, stanchi dell’uso smodato che egli ne faceva, smisero un giorno di regalargliene e così il prete, intrufolatosi nella cantina del villaggio, forò una delle botti e raccolse in un recipiente il liquido. Le vinacce erano rimaste a contatto con il mosto solo per poche ore e il vino, non avendo ancora iniziato la fermentazione, presentava un colore rosato. Secondo gli studi più accreditati, invece, pare che il rosato sia nato in Francia e soltanto nel XX secolo i metodi di produzione si siano diffusi in Italia, dove Leone De Castris, dal 1925, iniziò a commercializzare il suo rosato.  
Infine, per concludere con le false credenze, il rosato e il rosé non sono sinonimi: il rosé fa infatti riferimento esclusivamente a una tipologia di spumanti!   

Direttore Responsabile