Un simbolo, tanti significati
Il coniglio può vantare anche una notevole presenza nella pittura, dove compare con due valenze che, se non antitetiche, sono molto distanti.
Questo piccolo e simpatico animale riceve trattamenti molto diversi nelle varie culture. In alcune, come quella italiana, da secoli fa parte integrante della cucina; in altre, come quella filippina, è un animale d’affezione, che nessuno oserebbe mangiare, tenuto in casa per compagnia e divertimento dei bambini. Di questa seconda valenza, nata nel mondo anglosassone e poi diffusasi in molti Paesi, rendono ragione l’indimenticabile Tamburino, compagno di giochi di Bambi, e il Bianconiglio, personaggio fondamentale in Alice nel Paese delle Meraviglie, dove svolge il prestigioso ruolo di ministro della nevrastenica e dispotica Regina di Cuori.
Il coniglio può vantare anche una notevole presenza nella pittura, dove compare con due valenze che, se non antitetiche, sono molto distanti. La prima è legata al suo uso alimentare. Nelle nature morte non è difficile vedere i conigli accanto a più scenografici volatili, come galli, tacchini e fagiani.
I conigli compaiono però anche in altri contesti, a causa del loro valore simbolico. Data la grande prolificità, che porta la femmina ad avere in un anno varie cucciolate tutte caratterizzate da un elevato numero di piccoli, fin dall’antichità greca e romana l’innocente animaletto è considerato uno dei simboli dell’amore e addirittura della lussuria: come tale compare in opere d’arte in cui l’elemento erotico è dominante. Prove ne siano le pitture murali a Ferrara a Palazzo Schifanoia, dove i mesi primaverili – strettamente connessi all’amore – che vedono Venere trionfante, mostrano i conigli in libertà brucare l’erba sui prati su cui siedono gli amanti.
Ancora più scoperta la connotazione erotica è nella scena di Susanna e i Vecchioni, affrescata dal Pinturicchio nella Sala dei Santi degli Appartamenti Borgia in Vaticano, dove le audaci avances dei due anziani verso la casta Susanna sono sottolineate dalla presenza di un coniglio sul prato davanti alla fontana, accanto alla quale avviene il tentativo di seduzione.
L’opera in cui però alla bestiola in questione viene riservato un ruolo speciale è la celebre Madonna del coniglio, quadro autografo di Tiziano. Databile verso il 1530, fu dipinto del grandissimo pittore in un momento particolarmente triste, subito dopo la morte della moglie. Qui, dato il contesto sacro, ogni accenno alla lussuria è bandito: l’animaletto rinvia al saldo amore coniugale che aveva legato Tiziano alla sua Cecilia. Per di più l’immacolato candore della bestiola in mano alla Madonna è un simbolo di purezza e innocenza.
Del tutto privo poi di connotazioni erotiche, ma introdotto per motivi decorativi e di contrasto cromatico dovuti a un gusto di chiara matrice tardo gotica, è infine il coniglio presente sul prato della Crocifissione fra la Madonna e San Giovanni, raffinata miniatura dipinta dal Pinturicchio e conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana, a riprova di quante diverse valenze nel campo dell’arte può essere chiamato ad assumere lo stesso elemento figurale.
Madonna del Coniglio, Tiziano, Musée National du Louvre, 1525-1530, olio su tela.